L’Appennino si interrompe drammaticamente sullo Stretto: antichi sconvolgimenti hanno provocato la frattura che separa la penisola italiana dalla Sicilia, dando origine ad uno scenario naturale unico e  di intensa bellezza.

Ma già duecento chilometri più a nord, l’istmo di Sant’Eufemia/Squillace  interrompe l’Appennino, e la Sila precipita a livello del mare; si creano così due scenari geografici e naturali separati e diversi tra loro, le due Calabrie. Le differenze geografiche hanno influenzato l’ambiente umano, dando origine a usi e costumi  diversi, dall’artigianato alla lingua e alla cucina.

Le Serre e l’Aspromonte costituiscono la spina dorsale della penisola reggina,  formando lo spartiacque tra Tirreno e Ionio; si continuano nel grande acrocoro conico dell’ Aspromonte,  coi fertilissimi “piani” intorno ai 1000 metri, da cui si elevano le cime del massiccio centrale che culminano nel Montalto a quasi 2000 metri.                  Da questo nucleo centrale, profonde valli si irradiano in tutte le direzioni creando il caratteristico e unico scenario dell’area dello Stretto e della ionica reggina.

L’Aspromonte e le Serre vantano scenari naturali e ambientali incontaminati e di incantevole selvaggia bellezza. Immense foreste con flora e fauna ricche di una grande diversità biologica.

Caratteristica di queste montagne la assoluta mancanza di paesi sopra gli ottocento metri, con un’area disabitata molto estesa.      Il Parco Nazionale dell’Aspromonte Serre si estende in quest’area per circa 70 mila ettari e tutela ecosistemi davvero unici.  Le Serre sono costituite da una dorsale ad andamento nord-sud, dall’istmo calabro al passo della Limina, densamente boscosa, che culmina nel monte Pecoraro, ad oltre 1400 metri.  L’Aspromonte nel tratto settentrionale ha le stesse caratteristiche delle Serre, poi  la sua conformazione come un cono a più livelli, rende gli ecosistemi maggiormente differenziati: mentre l’ulivo raggiunge quasi i mille metri, le querce e i castagni popolano le colline fino ai piani: queste fertilissime aree sono coltivate a grano, mais, segale, fagioli, patate di alta qualità; l’alta montagna è il regno del faggio, le cui foreste si alternano a boschi di conifere: abeti, pini e la maestosa varietà locale di pino laricio. Rapaci, gufi reali, barbagianni, civette, picchi, martin pescatori e una grande varietà di volatili popola questi monti, dove la fauna appenninica è ampiamente rappresentata.

Ho frequentato questo ambiente di grandiosa bellezza fin da bambino, imparando ad amarlo e rispettarlo, diventandone parte e non antagonista, attraversandolo da una costa all’altra, di giorno e di notte, d’estate e d’inverno, cogliendo la serenità e la poesia della natura allo stato puro.

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