Delfi e il Parnaso sono legati fin dall’antichità ai culti della Terra e di Apollo. Il monte Parnasòs e la sua cima Elicòna erano venerati, prima del 9/8° secolo a.C. come il luogo dove era avvenuta la ierogamia, cioè l’unione sacra tra Uranòs, il cielo, e Ghea, la terra : dalla loro unione nacquero come racconta Esiodo nella Teogonia, i Titani,  i Centimani,  e numerosissimi altri figli; la Terra per partenogenesi aveva generato le Ninfe; si racconta che Ghea desse i responsi oracolari a Delfi; e lei succedette il figlio Pitone, ucciso da Apollo che ne prese il posto; dovette prima scontare la punizione servendo come pastore per nove anni (Plutarco); il culto di Apollo a Delfi è testimoniato da Omero: il Dio  parlava per bocca della sacerdotessa, la Pìthia, sutto l’influsso del fumo sacro che usciva dall’Omfalos, l’ombelico del mondo. Delfi era per i Greci il centro del mondo, e il santuario, attivo fino al 394 d.C il luogo più sacro al mondo: qui venivano i pellegrini da tutta l’area ellenica e le città costruivano i Tesori, tempietti dove venivano conservati i doni. L’oracolo  dava le indicazioni ai coloni greci sulle rotte da percorrere verso occidente e sui luoghi da colonizzare: i coloni calcidesi che avevano ricevuto il responso …”presso l’Apsias, dove un maschio e una femmina si uniscono fonderete la città”, navigarono fino allo Stretto a alla foce dell’odierno Calopinace videro una vite avvolgersi intorno ad un fico; fondarono così Righion, Reggio, nel 750 a.C.

L’imperatore romano Teodosio abolì il culto e l’oracolo, trasferendo l’Omfalos nella cattedrale di Aghia Sofia a Costantinopoli dove è presente tuttora.

Oggi migliaia di turisti visitano il sito (Unesco), ma anche il turismo escursionistico nell’area si fa sempre più numeroso: il Parnasòs è meta di camminatori, alpinisti, scialpinisti e di numerosi sciatori che da Atene in un paio d’ore sciano con vista sul mare. E’ infatti vicino alla graziosa località marina di Galaxìdi. La sua accessibilità ha portato alla costruzione di strade e chalet alterando la sua incontaminata bellezza. Si può raggiungere a piedi da Delfi: in circa 6 ore si raggiunge il rifugio dell’EOS di Sarandàri; proseguendo verso est si raggiunge la vetta Liakoùra, 2455 m,  e in circa 10 ore il villaggio di Velìtsa. L’itinerario può essere percorso da Velìtsa fino alla vetta in circa 15 ore.

Sebbene si trovi solo a pochi chilometri ad est di Delfi e del Parnaso, il monte Ghiòna rimane molto meno accessibile e frequentato. Tra le cime relativamente vicine ad Atene è la più impressionante. Per quanto la montagna sia segnata da recenti costruzioni stradali, la salita lungo il vallone di Rekà su dal villaggio di Sikià rimane intatta. La dorsale principale che culmina nel picco Piramìdia a 2507 m è una lunga lama di pietra, ripida a est e con uno strapiombo di 1000 metri a ovest, che costituisce una delle più alte pareti della Grecia.

A nordovest, il massiccio del Vardhoùsia con le sue circa 40 vette sopra i 2000 metri  con al centro un area di  ampi pascoli è molto apprezzato sia dagli escursionisti che dagli alpinisti. Uno dei tratti più interessanti del sentiero europeo attraversa l’area. Sul versante orientale il delizioso villaggio di Ano Mutsùnitsa, immerso tra platani e castagni e circondato da foreste di abeti, costituisce la base ideale per le escursioni nell’area: sulla piazza la statua di Athanasios Diàkos, l’eroe locale arso vivo dai Turchi.