Nel movimento migratorio di artisti e opere, si inserisce la diffusione dell’immagine della Madonna della Consolazione: il culto originario risale ai primi anni dell’8°secolo nel monastero di Vatopedi dell’Athos col nome di Paramythia o Madonna del Conforto; viene ripresa dalla pittura cretese e dipinta diffusamente dal 1490/1520 nelle isole ionie; viene esportata a Venezia, a Roma dove una chiesa a Lei intitolata è presente nel 15° secolo, e in Calabria e Sicilia.
La Madonna sulla destra tiene in braccio il Bambino che reca in mano il globo di Signore del mondo o un rotolo delle scritture; i lineamenti sono di ispirazione classica, il panneggio delle vesti, più mosso e vivace, risente della pittura rinascimentale italiana. Spesso è sovrastata da angeli e affiancata da Santi.
L’icona presente in un eremo di Valletuccio viene trasportata dai frati cappuccini che nel 1533 si trasferiscono nell’eremo di Reggio Calabria; nel 1547 viene copiata su tela di grandi dimensioni dal religioso Niccolò Andrea Capriolo e dell’originale si perdono le tracce; la venerazione cresce rapidamente e diventa la patrona della città. A San Lorenzo, tra Valletuccio e Amendolea, si venera l’icona della Madonna della Cappella, una bellissima raffigurazione su tavola nei canoni della Consolazione databile tra il 16° e il 17° secolo dipinta su una precedente icona. Che sia in relazione con l’immagine dell’eremo di Valletuccio?
Numerose icone della Madonna della Consolazione sono presenti a Roma, Venezia, Creta, Corfù e Atene, in chiese e musei.
Curiosa la storia di Burgio in Sicilia occidentale, dove una preziosa immagine della Consolazione, in realtà un’Odighitria, viene misteriosamente rubata e ritrovata dopo trent’anni.
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